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Il mio '77

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Mi butto anch'io in questo turbinìo di amarcord sul '77. Mi sembra giusto, in fondo io c'ero, nel '77. Ero ancora bambino ma i ricordi che conservo sono chiarissimi, e colorati.

Per un attimo ho pensato di postare le foto fatte da mio padre in quegli anni, ma poi mi sono detto "Perché non metto giù un po' dei miei ricordi di quell'anno, invece di sfruttare il lavoro altrui (anche se questi altrui erano i miei genitori)?" Nel '77, non facevo ancora foto.

Nel '77 ricevetti la mia prima pagella, letta (o meglio, recitata) da mia madre in teatro, un pomeriggio di prove (a quei tempi i miei lavoravano in teatro) con grande vergogna per me. Conservo ancora quella pagella, ancora con i voti, era decisamente mediocre, specialmente riguardo la condotta.

Del '77 ricordo la preghiera "obbligatoria" prima delle lezioni, la mia vergogna perché non sapevo nulla di questi riti e le sfuriate dei miei con maestre e direttori della scuola. Ero stato cresciuto nel più genuino e sincero ateismo. In quegli anni imparai cosa voleva dire essere diversi. Ancora adesso ne subisco le conseguenze.

Ricordo, del '77, le maestre. Le, perché ne cambiai almeno tre, il primo anno. Meno male che sapevo già leggere e scrivere, perché altrimenti non avrei fatto grandi progressi nello studio. Nonostante tutto non mi conformavo agli altri, non ci riuscivo proprio, nonostante tutti i miei sforzi, e ne pagai il conto in pagella.

Ricordo le "aste". Da qualche parte in soffitta conservo ancora i miei quaderni, un avanzo del materiale di scena dello sceneggiato "Un anno di scuola", girato l'anno prima. I miei avevano lavorato con la troupe della RAI e quando finirono le riprese recuperarono i quaderni, che sono ancora molto belli, sono una replica  di un modello inizio del secolo, blu, con la carta giallina.

Ricordo le giornate passate a riempire pagine e pagine di \\\\\\\\\\\\\. Ricordo la noia. Ricordo la fatica.

Del '77 ricordo gli scontri in piazza, il 1° maggio. Ma non erano gli "autonomi" contro i celerini, bensì un più prosaico PCI contro anarchici. Ero in mezzo alla folla, improvvisamente urla, agitazione, gente che scappava. Mio padre mi ritrova, mi prende, aveva una mano insanguinata, mi porta in macchina, parcheggiata in zona "sicura", mi mette dentro e mi ordina di restare là, tranquillo, che presto tornava.

Ho ancora le foto che scattò quel giorno. Mosse, agitate. Si vedono benissimo le botte che volavano, a destra come a sinistra. C'è ancora qualcuno dei protagonisti che ogni tanto rivanga il passato.

Del '77 ricordo il trasferimento nella nuova casa, "ereditata" dalla zia di mio padre, costruita agli inizi del '900 per gl'impiegati del Lloyd Austriaco Navigazione, grande, con i pavimenti in cigolante parquet, l'impianto elettrico a fili scoperti intrecciati e gli interruttori in ceramica, la cucina economica a legna, in muratura e ghisa, le credenze con i ripiani in marmo, il grande tavolo anni '40 con il ripiano in cristallo; roba da far sbavare un antiquario, adesso, ma a quei tempi quelle cose erano considerate poco più che immondizia. Ricordoe il grande giardino pieno di ragazzini, la libertà di giocare al sicuro sotto casa.

Ma, soprattutto, del '77 ricordo le serate passate a casa con gli amici dei miei, grandi cene, grandi chiacchere, penso, ma non sono sicuro, che spuntassero anche le canne (io ero tenuto, giustamente, all'oscuro) e la TV guardata tutti assieme, ridendo, scherzando.

E ricordo lei, la mia prima icona sexy, la mia prima immagine femminile.


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